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Cattelan e il gioco di citazioni


L'uso di una catena di citazioni è spesso ricorrente nell’opera di Maurizio Cattelan, che ha fatto della meta arte la propria arte: lavori che riflettono sul ruolo dell’artista nella società, che sanciscono legami con il passato, che lo rileggono e lo riusano per parlare del presente.

Come potete vedere nella videolezione dedicata, La rivoluzione siamo noi è un’opera che nasconde molti livelli, e che traccia una linea che connette Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo a Joseph Beuys fino ad arrivare al manichino di Cattelan del 2001.

Ma questo dialogo con opere e mostre del passato si può trovare in molti altri lavori di Cattelan: a partire dall’ultima mostra annunciata in collaborazione con Gucci, The artist is present, in occasione della quale l’artista imita, copia e si ispira non solo al titolo, ma anche alla campagna pubblicitaria dell’omonima performance di Marina Abramovic, fino a risalire al 1986, quando l’artista ha squarciato in tre punti una tela per poi unire i tagli che citano il lavoro di Lucio Fontana, formando la Z di Zorro.

Non è difficile sentire riecheggiare i lavori di Marcel Duchamp e insieme di Piero Manzoni nell’opera presentata al Guggenheim di New York nel 2016: un gabinetto d’oro installato non nelle sale del museo, ma nella toilette, a disposizione del pubblico, dal titolo America.

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