Uno dei laboratori che ci è capitato di condurre spesso a scuola è quello legato al lavoro di Gabriel Kuri.
Alla base della sperimentazione pratica condotta con gli studenti in classe c’era l’idea di trasformare un oggetto comune in un elaborato artistico. L’attività in classe si divideva sempre in due momenti: il primo era dedicato alla progettazione, il secondo alla realizzazione pratica del progetto. Ovviamente il contesto scolastico imponeva dei limiti: il più evidente era quello legato agli oggetti che avevamo a disposizione intorno a noi, degli oggetti appartenenti all’universo della scuola. Questo limite era anche una sfida: abbiamo ribaltato banchi, impilato libri, giocato con lo spazio della classe, svuotato tasche e zaini alla ricerca di scontrini, carte di caramelle.
Ora che in classe non siamo più, la casa in cui ci ritroviamo a vivere può diventare anche una grande risorsa: oggetti, utensili, vestiti, libri, una miniera di cose che non entravano a scuola sono a disposizione.
Ci chiediamo: possiamo sfruttare questa grande abbondanza per riflettere sull’arte, e per imitare l’arte che fa riflettere?
Comments